Città

28 febbraio 2010

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da lontano, nell’ombra
della collina, davanti
alla sagoma grande del monte
sopra
la valle, in alto ma senza
dominare, dolce
mossa di mattoni abbruniti
e torri sottili
e archi e vie che si intravedono
tra i muri antichi
antica tu stessa
dolce
da vicino, incendiata
d’estate, amata
dagli occhi
dai miei occhi
da fuori
da dentro il tuo circuito ombelicale
seme di vento
Urbino

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Pubblicata in La nostra vita, e altro, Udine, Campanotto editore, 2004

Periferie

27 febbraio 2010

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Periferie

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le strade non asfaltate
di quegli anni dell’infanzia
tornano agli occhi alle volte
intossicandomi i sensi
di nostalgia, di colori
brutali, di odori aspri
di polveri sollevate
dalle auto che varcavano
i limiti di quel mondo,
dove all’intorno crescevano
le armature dei palazzi
tra equilibri di ponteggi
e alti scheletri di gru
con le tracce dei balconi
i buchi delle finestre
……..ed era estate nei prati
vicini, nelle folate
della campagna estromessa
ma intorno ancora violenta
con i suoi succhi d’intensa
voragine luminosa
a intiepidire la pelle
di frenesia incomprensibile
ma rigogliosa, feroce,
nel mondo estatico e verde
delle chimere del giorno

meraviglioso era correre
nel cuore del pomeriggio

le strade non asfaltate
di quegli anni di gloriosa
immaginificità
ci riportano alle volte
il senso di quell’infanzia,
il respiro della polvere
irrequieta dei sentieri
che intersecavano il regno
di ciò che è ignoto ed esteso,
dove stagliava l’epeira
la sua eleganza di tigre
al centro delle improvvise
grandi insidie argentate
tese nel mezzo dell’aria,
dove vegliava la mantide
pregando, verde sul verde,
che il cielo le concedesse
ogni giorno la sua vittima,
dove gli uccelli gridavano
nell’enormità che stava
al di sopra dei respiri,
e dove stavamo noi
nella ricerca entusiasta
di qualsiasi metafisico
mistero, purché del tutto
estraneo al paesaggio inutile
della vita di città

e portentoso era il sogno
nel cuore del pomeriggio

le strade non asfaltate
di quegli anni terminarono
la loro scarna epopea
nel ventre dell’abitato
con i suoi succhi d’intensa
oscura concavità
digerite nei richiami
di sporcizia e di terriccio
degli angoli, nei singhiozzi
dei cancelli e delle reti
che dividevano il mondo,
in crepe di marciapiedi
d’improvviso popolate
dall’erba, nei clamorosi
silenzi delle estensioni
inedificate, quasi
voragini di campagna
debolezze inconfessabili
nel tessuto ormai per noi
vitale delle confuse
contrattazioni di sguardi
dall’orbita di finestre
poste di fronte, poiché
così da un mattino all’altro
maturati per volontà,
impensabilmente aveva
preteso la nostra essenza
nuovi miti, nuovi amori

e spaventoso era vivere
nel cuore del pomeriggio

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(2009)

Due vedute de La Plata

26 febbraio 2010

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D’oro

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un inferno fatto d’oro, di acque e terre
irte di ponti, strade e ciminiere,
e case e magazzini e alte gru lungo le rive
ed una luce d’oro tra le nubi
di un mondo tutto nero
con borchie
di fantastico metallo

sognato, visto, registrato,
bollato d’incredibile, ammirato,
sospeso nel suo limbo di visione
del pianeta dal teatro di un aereo
perduto dentro me, perduto anch’io
nel mondo che non c’era
……………………………….ma rimane

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Terra di porpora

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possibile che sia abitata, questa rete
di complessioni ellittiche, come cerchi schiacciati
dalle linee ascendenti di lesene, intrecciati
l’uno contro l’altro, in un salire
controverso, rilanciato
ogni volta che la curva si ribalta?! possibile
che davvero qualcuno la viva
questa città di balconi senza accesso, di finestre
fitte sui muri mossi di scandagli, vene, orpelli,
mentre grande, assurda come un sogno futurista
la grande torre immerge la sua ogiva
dentro il cuore drammatico del cielo?!

soltanto da sognare questo luogo
ha meritato d’essere, un mattino di foschia
perduto nel ricordo
mentre navi partono
verso il mondo che c’è

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(2008)

Odore d’erba

25 febbraio 2010

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Odore d’erba

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non so se sapremo uscire
da questo respiro fresco
questo illudersi che trema
come un desiderio acuto
di un tavolino assorto
al cui cerchio consumare
totale come ogni volta
la nostra nuova passione

con te concreta astrazione
con te simulacro dolce

nel non sapere chi sei
fino al giorno dello scontro
profumato e lacerante
dei sentimenti privati

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(2009)

Due barche

23 febbraio 2010

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Due barche

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non si capisce, non si distingue, due barche
stanno appese nella luce, questo barbaglio
impossibile, mobile, bianco
una roccia lo incide, e lontana
lo chiude un’isola, o una collina

la luce oscilla, freme, scintilla, è fatta di mille
scintille di cielo, lontane e vicine

fa fresco, profuma

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(2008)

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