Sotto il castagno

30 giugno 2017

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Sotto il castagno

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perché le cose non sono quello che sono, perché
l’anima non resta l’anima, e nemmeno Dio è Dio,

perché quando ci abbandona il senso del silenzio siamo
persi in un silenzio enorme, in un vuoto di cose senza
cose, di anime senz’anima, di Dio che ha smarrito Dio,

perché sono state quello che sono le cose, quando
era anima l’anima, quando anche Dio stava sotto
il vecchio castagno o il fico aspettando che io passassi

per dirmi hai verificato che sia tutto a posto il mondo,
che restino ancora cose le cose, che tu sia tu,
per ricordarmi che c’era, che resta anima l’anima,
che le cose sono lì, da governare, e sono tue,

perché si sono smarrite, insieme con l’anima e Dio,
e sbircio sempre in quel posto vuoto, quando passo, sotto
il castagno o sotto il vecchio fico, quando io ero io

 

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(2017)

Replay: Si disperdono

27 giugno 2017

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Si disperdono

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si disperdono nell’acqua, fanno tuffi, sono immersi
nel lago, sono l’oggetto di uno sguardo aereo che

non toccherà i loro corpi, non sentirà il loro fuoco
lenito dall’immersione, rimarrà una vibrazione

di atomi nel vuoto, non toccherà il loro bruciare
esser bruciati dal dio

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(2013)

Fiori

23 giugno 2017

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Fiori

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vediamo dei fiori rosa sono là fuori nel parco
disegnano i passi di qualche percorso di estraniazione
che va da me verso il mondo ma anche dalle cose al cerchio

stretto dell’anima che lungamente ho creduto mia
mentre ora so che quei fiori e l’anima stanno ugualmente

solo a portata di sguardo ed eventualmente si occhieggiano
tra loro mentre li spio percependomi come sempre
il solito fiore escluso

 

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(2016)

Replay: La biblioteca

20 giugno 2017

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La biblioteca

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Arrivando a Sarajevo dal viale dei cecchini,
incrociamo il museo, l’Holiday Inn, seguiamo i giardini
lungo il piccolo fiume (quello grande, la Bosna,
scorre fuori città, non lontano) sino al vecchio
edificio bruciato, il fulcro di tutto, il cuore distrutto
del senso, serrato dove l’abitato di colpo
finisce, e la valle affollata di tetti
si estingue in una gola
troppo stretta,
proclamando la biblioteca insieme apice
e centro della città – e questa,
così strangolata, solo verso l’alto riesce ora
a proseguire, a picco, a strapiombo tra i pendii
pullulanti di lapidi e le strade
abbarbicate verso i boschi appena sopra,
dove era stato facile, per quelli che sparavano,
affollare quei rami e spiare laggiù,
con l’occhio lungo della morte remota, a punire
chi non correva abbastanza a zigzag,
abbastanza veloce,
abbastanza fortunato. E fortunati noi, oggi,
a passeggiare per le strade del mercato, a visitare
le moschee ricostruite, a bere birra e yogurt,
conversando con chi è rimasto, con chi
è tornato, con chi ci vive, ora, e vorrebbe
rimanerci per sempre: una bella città davvero,
dove si vive litigando e cantando,
mangiando carne e bevendo vino,
perché i morti non ci possono impedire
di essere ancora vivi, e se tremiamo nel vedere
gli intonaci costellati di spari, le voragini
spalancate nei tetti, i palazzi sbranati dal fuoco,
non è per questo che siamo qui,
che sono qui loro, i vivi,
i vivi, con cui brindare al ritorno del domani.

Quanto manca alla ricostruzione dei muri?
Domani, posdomani, tutti i segni
saranno cancellati, ma dei libri bruciati,
dei ricordi perduti dei morti, chi ci ridarà
il sapere?

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(2005)

Essendo precipitato

16 giugno 2017

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Essendo precipitato

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essendo precipitato nell’incertezza del ruolo
di seduttore non riesci a farti trasmettere il modo
atteso della tua azione nei confronti dell’oggetto

supposto del desiderio, non serve che tu diriga
i vettori del tuo sguardo verso chi già riconosce
l’incapacità che sta a monte del non saper fare,

radicata nell’assenza del saper desiderare
quello che desiderare è normale, nemmeno il sesso
smuove questa anoressia di vita

 

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(2013)

Replay: Cantare

13 giugno 2017

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Cantare

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bisogna cantare, stringere musica al desiderio,
torturare l’ossatura nebulosa dei dendriti,
rivoltandoli spietati l’uno sul cuneo dell’altro,
scaraventando catene di impulsi di colpo ciechi
contro catene di impulsi identicamente impossibili

proiettati dentro l’alveo, scatenati nei meandri
nebulosi del cervello, dove la musica insiste,
traccia, segna, marca, dove voi stessi siete per sempre

nel battito dell’adesso, nel panico del respiro

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(2014)

Giorno per giorno

9 giugno 2017

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Giorno per giorno

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passo dopo passo mossa dopo mossa giorno dopo
altro giorno altra mossa altro passo dopo tutto
dopo tutto quello che continuamente costruiamo

sulle cose tra le cose nelle cose che incontriamo
passiamo loro davanti mobilitiamo il tracciato

delle loro persistenze giorno dopo giorno dopo
altro nuovo giorno siamo proprio noi quelli che smettono
di trovare un senso in loro, ma rimangono le cose

insensatamente passo per passo mossa per mossa
giorno per giorno

 

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(2016)

Replay: Isole

6 giugno 2017

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Isole

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isole sopra il fiume grande
la sera, che più che vedersi s’intuisce
nel suo celeste opaco
il trascorrere lento dei mesi
dei decenni, di quest’acqua che trascina
costellazioni di polvere
turbinosa, grigia
per depositarsi o poi
esser ritrascinata via, ancora, lontano
ad altre isole nascoste più a valle
mentre nel corso di questa stessa sera
io non trovo una spiaggia
per questi pensieri
in balia della vita

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(2004)

Eccomi qui

2 giugno 2017

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Eccomi qui

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eccomi qui, sto scendendo a Rimini, c’è una signora
dai capelli rossi e il naso adunco che nervosamente
si guarda attorno, ha paura che se non tiene in controllo

direttamente le cose queste si sciolgano in fumo,
oppure magari sta soltanto guardandosi attorno
per capire come fare a fumarsi una sigaretta

prima che il treno da Rimini inizi il prossimo balzo
asettico per Cesena, Forlì Faenza Bologna,
Modena Parma Milano, Lugano Zurigo Basel,

tutto il mondo oltre i confini periferici di Rimini,
tutto il mondo dentro il fumo che si perde alle mie spalle
tutto il mondo che si perde

 

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(2013)

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