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non pensare al Baltico, | la risacca corre ugualmente
sui tuoi sessant’anni, | l’alta marea ha lasciato il suo segno
su tutta la spiaggia, | il Baltico è rimasto quarant’anni

più indietro, toccati | le ossa, le senti sotto la pelle,
sono come accenti | sulla sillaba giusta, rimangono
ancore dell’esserci, | non le toccherà l’alta marea,

la notte la senti | che mormora, che ti trascorre dentro,
la mattina porti | la tua carne sulla lunga sabbia
bagnata, ti portano | lontano le gambe, lo sguardo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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(2019)

Replay: Dei miti

29 dicembre 2019

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Dei miti


i miti dell’infanzia si dispersero
in questo groviglio di città
periferie di vetro e di cemento
e in mille sceneggiati alla tivù
giocati dentro a un mondo
di docili valori cittadini
svanirono nel chiasso tante storie
dello spirito dell’acqua dentro i fossi
degli alberi del miele della notte
innamorata di un bimbo come me
storie che non sentii storie che caddero
nel pozzo del mistero ancora prima
d’esser per me parola per lasciarmi
non più del mito di un mito dentro il dubbio
o quasi un’evidenza che più veri
gli unici che per noi portino senso
siano ora quelli vuoti – e la città mi parla

 

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(2009)

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devi darmi amore, e che mi faccia tacere, l’ossigeno
alimenta il fuoco di quale verità, amore vero

e vano che faccia di me carbone, il vento alimenta
la passione che mi va a bruciare e la fiamma tiene il ritmo
lo stesso di tutte le volte che il cuore vano e vero

si è ancora incontrato con un te qualsiasi, a consumare
ogni volta il sogno che ancora ogni volta ci strina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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(2019)

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tenerezza, sogno                  la voce astratta degli occhi, i corpi
trasmigrano in mezzo                     alle anime, e c’è lui e c’è lei,
i corpi conoscono                   il sogno che muove le loro anime,

il silenzio celebra                         la liturgia più antica al mondo
dove non ci sono                    anime se non quelle serpeggianti
della pelle, sogno                         tenerezza che muove la pelle,

gli occhi riconoscono                             nel silenzio delle parole
l’abbandono ai sensi,                          tralucono i corpi l’energia
che non trova nome,                      liturgia dell’anima più densa

ci svegliamo all’alba    e il sonno non ci acceca più, scambiamoci
questa vita zitti,                                                     combaciati

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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(2019)

Replay: Varie ore

22 dicembre 2019

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Varie ore


staremo qui varie ore, occhieggiando le donne che

passano attorno si siedono consumano rispondono
a messaggi si distraggono si annunciano a lontani

altri, per dimenticare o meglio non dimenticare
che va ingannato il tuo tempo e che resteremo qui varie

ore, dimenticando le donne che passano passano
scompaiono si dissolvono solo si sederebbero
consumerebbero voci di fidanzati lontani

risponderebbero a nomi improbabilmente difficili
esotici astratti, quasi si rivelassero falsi
a qualche altra improbabile indagine da condursi

non qui, non qui, dove stiamo da ore, mentre le donne
passano passano passano, e resta il tempo, permane
la nostra dilazionata ossessione, occhieggiando le

parole parole insistono, passano nel rispondere
a messaggi di messaggi lontani, di voci vacue,

di femmine astratte e tristi, passanti di varie ore,
tavolini inconcludenti, digressione che non termina

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(2015)

Grandi verità

20 dicembre 2019

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Grandi verità

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senti
non mi interessa riscuotere grandi verità, sono
uno, io, che si accontenta di rivelazioni da
rotocalco, profezie da giornale radio, oracoli
che si rivelano oroscopi da rubrica di oggi
vedi
neanche un poco mi sta a cuore vivere l’attimo magico,
la percezione del mistico è finita nel cassetto
degli entusiasmi del mese scorso, il cielo resta vuoto,
angeli non ce ne sono più, c’è altro che debba dire?
guarda
questa luce così vivida che nutre la mia scepsi
come una piccola antica verità che non si sforza
di dire nulla, soltanto definisce quel respiro,
condivide forse il fiato, la sua voce con qualcuno

 

 

 

 

 

 

 

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(2016)

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e mangiarsi tutto           il filamento di quello che resta
qui dimenticato,           passare tutto il tempo nascosti

a trovar motivi                per non farsi vedere, sentirsi
un ragno a rovescio           che non emette il filo bensì

lo inghiotte, lo succhia,   quel filo che collega il mondo
e direttamente                   con le volute dell’intestino

dove la memoria   si esprime in forma di mal di pancia
e la cacca è quello         che rimane di tutto il passato

che ti ha attraversato,        nella camera dalle finestre
sempre chiuse dove    l’essenza si mastica e rimastica

di tutte le cose,               del filo essenziale delle cose

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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(2019)

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come, nel cuore della notte,
ascoltarsi d’un tratto ridere
paurosamente, fuori luogo,
senza riconoscere né
chi ride né noi stessi che
ci staremmo spiando, attratti
da questa consapevolezza
difficile di essere altri,
o altrove, o forse ancora noi

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(2010)

Il mondo delle parole

13 dicembre 2019

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Il mondo delle parole

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quando non scrivi da un po’ dimentichi che il mondo delle
parole possiede leggi proprie e qualche volta spazza

via le foglie vecchie il vento e spettina i cespugli, quando
il mondo delle parole soffre la sete perché
non è piovuto abbastanza ti accorgi che la fatica

di crescere investe i versi pervadendo le figure
del discorso, quando scrivi nel deserto del linguaggio
il mondo della tua pelle e quello delle dita appaiono

d’improvviso interconnessi e troppo caldo il vento secco
ha bruciato i sensi e il senso

 

 

 

 

 

 

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(2016)

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di cose leggere           io vorrei mi si parlasse, baci
stelle sensazioni,             se l’anima mi si liberasse

di tutte le pietre        buttandole di sotto, nel mare
dell’altrove, cose          e parole leggerissime, sere

liberate dagli           incontri che non desidero fare,
di cose leggere                 letterario desiderio, baci

sensazioni stelle,            comete di vita, sensazioni
che se ne va l’anima,    che galleggia nell’aria, baci,

baci

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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(2019)

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La città che mi circonda


la città che mi circonda rimane fuori di me,
le sue pareti non sono le mie, siamo corpi a parte,

non compenetrati, siamo coloro che con sospetto
ancora si vanno reciprocamente sorvegliando

in attesa di convincersi che può valer la pena
abbandonarsi all’estraneo, la città che mi circonda

non mi avvolge, mi controlla, che con diffidenza guardo
ancora tutti i piaceri che le sue forme promettono,

e che con circospezione mi sforzo di avvicinarli,
e che solo dubitando la guardo davvero là

dove lei vorrebbe farsi guardare, troppo pericolo
nella promiscuità, troppe attrazioni apparenti nella

frenesia della città che circonda il mio corpo ancora
segnato da inopportune negli anni frequentazioni

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(2014)

Forse viaggiare

6 dicembre 2019

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Forse viaggiare

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il pantografo oscillando sotto i fili sui binari
sotto la lucida pioggia sopra il transito massiccio

sui binari che il destino compie in forma di carrozze
appannate insonnolite sulle sedute bluastre

dal cui rifugio mi guardi soltanto per un secondo
senza sapere chi sei condizione sotto la quale

balbetta il fato di oggi senza che possa il pantografo
trasmetterci quella scarica che farebbe anche noi

forse viaggiare forse uscire dai binari

 

 

 

 

 

 

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(2017)

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le bestie hanno acceso    il fuoco, il sangue dell’orso era amaro,
anche le parole                             ti pesavano, perdendo il tuo
nel campo del loro,            bevi, se puoi, tutto ciò che è amaro,

la pelle si è fatta            amara, le bestie hanno acceso il fuoco,
le parole vanno                                lasciate, vanno lasciate là
nel campo dell’orso,             le bestie accendono il fuoco amaro,

incendiano il campo,                      dov’è rimasto quello che sei?
che cosa sei tu                         quando l’amaro è tutto, là dove

i denti del cane                    mordono, e non è mai più la lingua
a chiedere un bacio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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(2019)

Replay: Yoga

1 dicembre 2019

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Yoga


disegnato il nuovo profilo del corpo,
controllato il respiro, sospesa cautamente
la visione, rivolgo il senso al centro,
l’attenzione al dorso
che si tende
come un arco pronto a riacquistare
fulmineo e forte la sua stasi
una volta scagliata alla sua meta
la freccia più simbolica, più muta,
la gloria impenetrabile
del nulla

 

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(2008)

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