Io sono ben consapevole

31 gennaio 2020

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Io sono ben consapevole

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io sono ben consapevole della mia identità
scarsa ondeggiante irrisolta andante debole sconvolta

ogni volta che cercando il nocciolo rassicurante
si sonda in profondità afferrando solo altro, tante

voci fàtiche molteplici consequenzialità
automatiche e abbondante viltà quando si reprime

il sospetto che persino nell’anima non dissolta
non risieda nessun io, ma imperversino le rime

 

 

 

 

 

 

 

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(2014)

 

ora, nell’ora dell’ora
(2013)

Da Distonia, Kurumuny, 2018

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presso il lago il cielo   incombe sui giunchi come il coperchio
della casseruola   dove si stanno cuocendo i gamberi
e noi che ne siamo i   mandanti e i potenziali fruitori

poiché pesa il cuore   come il cielo sui gamberi e noi

noi come una pietra   sulla barca sotto il cielo e il lago
come una padella   per le scelte della vita e i gamberi

passo dopo passo   all’indietro ripercorrono gli anni
che ci hanno condotto   su quest’acqua grigia dove piange

l’anima la vita   la paura con il cuore pesante
come il cielo il lago   i gamberi ormai immobili nel sugo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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(2019)

Replay: Orecchie e voci

26 gennaio 2020

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Orecchie e voci


volano le voci vuote
eccitate nel silenzio
tracciano linee di fuoco
sopra vite inconsapevoli
attraversano la notte
sempre cercando un ritrovo
dove intrecciarsi e ogni volta
più vive e più vere crescere
stillando di lingua in lingua
e di si dice in si dice
componendo un planisfero
di insospettate illusioni
quando tese sopra il mondo
con le sue luci segrete
dalle orecchie della luna
il sangue gocciola ancora

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(2009)

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tu, mio lungo cuore, sperperato amore, mio belante
stolido dolore, frenato fervore, delicato

spasmodico fiore, colore, sapore, superiore
suprema nullezza, stuporosa certezza, carezza

millenaria, vero splendore, fiero calore, tu,
tu, mio guasto cuore, mio avariato amore, mio gracile

frastornante fiore, mia florida bassezza, mia statica
mollezza, dolore, sopore, stupore

 

 

 

 

 

 

 

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(2018)

 

l’elefante ama il millimetro
(2018)

 

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dovresti lasciare | qui tutte le parole pesanti,
portarti uno zaino | di corpi leggeri come sono
le effe di solito, | le esse, corazze di vento,

devi abbandonare | la stanchezza che abita a volte
le parole, scrivere | come cantando nella doccia
motivetti a caso, | coprirti di vento, ecco come
sopravviverai | anche questa volta alla poesia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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(2019)

Replay: Nel bosco

19 gennaio 2020

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Nel bosco

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ho passato il pomeriggio immerso nel bosco, nel quale

non c’erano le parole che sarebbero servite
per parlare con te, gli alberi quando credono di
doverci dire qualcosa ricorrono a una specifica
lingua che a noi è inutile, le parole stanno sotto
le foglie secche, non tutte, sorgendo da filamenti

bianchi e lunghi, bianchi e umidi, sono parole tristi,

sono parole di terra mossa, non sempre efficaci,
non sempre di quel modello di parole di gran pregio

che sarebbero servite per parlare con te

 

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(2016)

Inverno

17 gennaio 2020

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Inverno

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attorno c’è un mite inverno di campi umidi e verdi
di grano già germogliato di erba che non si è seccata

di case che fanno fumo di cieli che fanno grigio
anche nell’anima, intorno c’è un destino un po’ noioso

di campagna fredda fiumi fermi trofei spogli di alberi
racconti che non si dicono sentimenti che non

si fanno sentire, intorno c’è un destino ritardato
di vite fredde figure sparpagliate del ricordo

 

 

 

 

 

 

 

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(2014)

 

se la morte muore
(2019)

 

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danno sempre nomi | a ogni cosa, che esista o non esista,
danno nomi agli alberi, | all’anima, all’esplosione forte

forte e sempre fragile | del sentimento, danno nomi
a quando smettiamo | di esistere, e siamo noi medesimi

già fatti di nomi, | quei nomi sono semi che germinano
nel nostro silenzio, | quando arriva il momento di cogliere

quello che è cresciuto | non riconosciamo a volte il senso
di ciò che avevamo | messo a dimora, i versi che si scrivono

come le parole | dette a chi si ama ci sono troppo
simili perché | possiamo davvero riconoscerli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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(2019)

Replay: Linee

12 gennaio 2020

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Linee


essendo qui sulla pagina bianca, vuota, ora segnata
dalla prima linea della voce, e la seconda adesso
interamente compiuta, mentre la terza ha incalzato
e si è conclusa, la quarta incombe, scorre, ci racconta
come si passi alla quinta, per poi finire a morire
nelle secche della sesta, dove il destino ci uccide

 

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(2016)

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c’erano le acque, quelle sì, stese sotto di me
c’era anche il silenzio, quello sì, davvero interminato

nel cielo abitavo io, per aleggiare sopra il mare
che ancora era tutto, che io sapevo senza vedere,

che io conoscevo naturalmente, perché ovviamente
io ero io, ero colui che è, che ancora mi chiedo

a chi avrei detto, rompendo il silenzio, “sia la luce”

 

 

 

 

 

 

 

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(2018)

Ad alta voce: Due barche

9 gennaio 2020

 

Due barche
(2008)

 
 

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che quando ti tocca, | la mia mano destra non ha età,
io resto perduto | invece nel trascorrere dei momenti

che giorno per giorno | mi uccidono piano, vorrei prenderti
come la corrente | d’aria d’improvviso nelle stanze
che spodesta il caldo | dell’estate verso il temporale

versando al giardino | che tu sei tutta la mia acqua, tutti
i nostri momenti | perenni e troppo liquidi e precari

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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(2019)

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