fiori gialli in mezzo ai binari
(2019)

 

 

 

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cantavamo sempre   le sue canzoni, eravamo sempre
le bambole cave,   vuote, della sua infanzia, non c’era

cuore dentro noi, non   c’era carne, una vita strana
definiva il nostro   interagire con lei, mangiavamo

sempre la sua musica,   eravamo solo simulacri
eppure eravamo   esistenti e stavamo lì sedute

con lei, eravamo   ancora le bambole rotte, vuote
svuotate d’amore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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(2019)

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Portatore di luce

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non calpestate i gigli di campo neanche Salomone
al colmo della sua gloria nemmeno lui è vestito
non calpestate non siete l’arcangelo del Signore

gigli di campo nemmeno l’arcangelo del Signore
è vestito come uno di loro al sommo di gloria

non calpestate non siate Salomone al colmo
della mia miseria al culmine dei gigli degli arcangeli
caduti poi calpestati nell’onta dei cerchi freddi

dell’arcangelo lucifero nella gloria oltre i gigli
di campo del re dei morti che nemmeno Salomone
al sommo della sua gloria è vestito come lo è lui

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(2015)

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sotto la linea del mare vedo cagliare le storie
di tanti mesi, non sono più fatte di nulla quando
saltano pronte sull’acqua, sopra il pelo e poi rimangono

come canotti che il vento ha strappato a un bambino, gonfie
di un’aria che le destina alla fuga nel mare alto,

alla sorte di Odisseo, principe di tutte e tutte
le avventure raccontate contro le onde impazienti,

sul palcoscenico mobile del quotidiano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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(2014)

 

patatine fritte
(2019)

 

 

 

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ancora stavolta   nel cerchio della campana del cielo
le colonne chiuse e   la terra ribaltata e io uscita
ancora stavolta a   toccare le cose e a scivolare
le colonne chiuse e   io piena di cose e di materia

la circonferenza   del mondo ribaltata e io fuori
ancora una volta   senza via ma tutta qui e viva

ancora quest’altra   volta dove tutto il mondo mi viene
addosso e mi viene   attorno e dentro mentre tutte le cose
risalgono il cielo e   la campana è un cerchio che mi include

un suono che vuole   mangiarmi e io sono docile cibo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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(2020)

Replay: Volgarità

19 aprile 2020

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Volgarità


volendo essere volgari, piantarti
questo cazzo davanti agli occhi, duro
come un discorso per la vita e pieno
d’inelegante maschia tracotanza,
definendo il confine di ciò che
è sesso e nube e folle malinconica
nera ossessione, e ciò che è sesso e sole
e chiara magica unione sensibile
di anime scelte, mentre si dispongono
i corpi a impersonare l’atto primo
dell’esistenza, attraversando il margine
delle violenze vive e del volere
essere amati, avvertendo nel sangue
che lo riempie il replicare fremente
della carne, che ancora implora vita
e tutto il tempo vita, senza tregua

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(2009)

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Le quattro e quarantacinque

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le quattro e quarantaquattro otto sillabe per dire
per disquisire di nulla le quattro e quarantacinque
ci sfuggono le occasioni come i minuti tra le dita

le quattro e cinquanta sono la nuova frontiera oscura
dell’immediato futuro le cinque le sei le otto
una settimana dopo un mese dieci anni pieni

galoppa la fantasia sul nulla il tutto è vuoto il tutto è pieno
di prospettiva, di nulla

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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(2015)

 

come se tenessi
(2020)

 

 

 

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amarti, sognarti,   le parole degli innamorati
ostentano forme   dolci, delicati profili, sembrano
sul punto di spegnersi,   come fiammelle con poco legno

vecchio o nero o   livido di brace, sognarti averti toccare
quello che c’è sotto   l’apparenza della carne, parole
che tremano come   davanti a Dio, forme di ciò che fugge

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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(2020)

Replay: Odore, parole

12 aprile 2020

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Odore, parole

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odore della cappella dei morti proviene da
da una donna che è passata rapidamente qui a fianco
come un’occasione persa, se non avesse lasciato

questo alito di cerini stantii che sa di ricordo
dei nonni là dove restano, resistono nel loro
resistere dentro il mio ricordarmi del loro abbraccio

che mi passarono al fianco come una donna che sa
di cera da camposanto e persisterà dentro queste
improvvisate parole

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(2016)

Le note sottili

10 aprile 2020

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Le note sottili

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sono sottili le note come spigoli di vetro

piangono l’aria attraversano la membrana sottile
del piacere sono un gemito un tremolio conturbato

un tremito quasi un brivido di voci complicate
nella matassa del cuore nella melassa del vivere

piangono aguzze nell’aria sono spigoli di vento
spifferi sottili come note di vetro che tremano

attraverso la membrana sottile del godimento
attraverso la melassa matassa del cuore debole

debole l’aria sottili come cuori di ventura

come note di ventura piangono cuori di vento
spigoli di vanità travagliati orgasmi attraversano
anime di note aguzze

 

 

 

 

 

 

 

 

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(2016)

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ogni ceppo forma   radice, cerca fortuna, nulla
è saltuario nelle   occasioni del dolore, parole
bucano la terra,   aprile inciampa nel rigenerare
leggende, ogni ceppo    dalla radice origina storie

della nuova vita e   del dolore, parole colorano
la terra emergendo   da sotto, da giù, da una fine vengono,
portano con sé   tutti i loro morti, tutto il freddo

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(2019)

Replay: Tiruvannamalai

5 aprile 2020

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Tiruvannamalai


dentro la pietra annerita
dal tocco di tante mani
dentro il fiore di pietra
non dischiuso, occulto
dentro la notte dell’anima
di pietra, buia e densa
come il duodeno di un dio
dentro cui siamo, démoni
incerti e umani, storditi
in questa celebrazione
estatica del tutto
nel sudore di questo
cielo di pietra, alberi
di pietra, acqua, spazio
fuoco nel granito
che canta e percuote
ossessivo ed eterno
sul profumo pesante
dei calici del fondo

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(2009)

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sulla differenza dell’acqua costruire un intero
sistema di chiuse, di canali, di flussi, lagune
appena increspate, un’idraulica innocente del senso

e dell’attrazione, dove uccelli larghi di inquietudine
occhieggiano piccole prede, un’idraulica pigra delle

emozioni, spasimo dell’indifferenza dell’acqua,
mentre scorre il sangue mentre attorno fa silenzio e cielo

 

 

 

 

 

 

 

 

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(2018)

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