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correlativo oggettivo
questa mina deflagrante
segnata da quella rima
prima inquietante e motivo
poi di rapida incertezza
sul senso della bellezza
spiegata dalle parole
legate in un verso privo
di rilevanze sonore
correlativo oggettivo
aculeo del mio dolore

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(2010)

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zampillano le notizie
dall’ampolla della radio
monotono susseguirsi
di fonemi modulati
sulle tragedie del mondo
nelle commedie rituali
tra gli stacchi musicali
della pubblicità

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(2010)

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Quando il giallo squillante


quando il giallo squillante vince sul verde amabile
in un pulviscolo armonico che invade tutto
come i giaguari di luce di un Renoir sognato
quando il mondo è concreto come l’aroma amato

dall’insistenza soffice e muta della pelle
quando il tuo sapore riempie i canali del senso
saturandoli come un rosso maturo, carico
di un volere che risuona abbastanza da vincere

il gioco delle nostre paure e del potere
quando il giallo squillante trascina nel suo campo
imponderabile tutti i colori che stanno

intorno a noi, possiamo allora urlare che un nuovo
destino celebra il suo futuro di credenze
che ci accompagnano a un altro identico domani

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(2010)

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come, nel cuore della notte,
ascoltarsi d’un tratto ridere
paurosamente, fuori luogo,
senza riconoscere né
chi ride né noi stessi che
ci staremmo spiando, attratti
da questa consapevolezza
difficile di essere altri,
o altrove, o forse ancora noi

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(2010)

Replay: grandi archi

29 gennaio 2019

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grandi archi, carceri d’invenzione,
pareti verticali, alte, armate,
stratagemmi dell’anima per vincere
assedi imprevedibili di gesti
ugualmente interiori, intensamente
trasmessi, violentemente calati
sulle nostre vite altrimenti troppo
semplicemente offese, troppo deboli,
torri del senso che ci rassicurano,
garanzie stolide della ragione

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(2010)

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correlativo oggettivo
questa mina deflagrante
segnata da quella rima
prima inquietante e motivo
poi di rapida incertezza
sul senso della bellezza
spiegata dalle parole
legate in un verso privo
di rilevanze sonore
correlativo oggettivo
aculeo del mio dolore

.

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(2010)

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la voce non parla, scrive
dentro di me, non ha suono
reale, soltanto un eco
di ritmi disincarnati
che procedono sul filo
dei caratteri sul bianco
della pagina, sul vuoto
del silenzio tipografico
che precede la parola,
in un gioco di arabeschi
incastonati per sempre
in simulacri di senso


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(2010)

Replay: intuitivamente siamo

14 novembre 2017

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intuitivamente siamo
pienamente consapevoli
che quello che non facciamo
ci può essere fatale
conseguentemente siamo
compiutamente manchevoli
e cautamente restiamo
a cavalcioni del male
di vivere

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(2010)

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in questo spazio di lago
rintanato tra montagne
verdi e annuvolate e scure
dai labirinti dei boschi
il cielo discende sino
sotto il livello dell’acqua
e ci confonde, racconta
la storia che non ci tocca
la storia che non capiamo
di un mondo ingenuo, da bimbi

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(2010)

zampillano le notizie

17 giugno 2016

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zampillano le notizie
dall’ampolla della radio
monotono susseguirsi
di fonemi modulati
sulle tragedie del mondo
nelle commedie rituali
tra gli stacchi musicali
della pubblicità

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(2010)

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non conoscendo o sentendo
senza sapere o patire
quasi turbati o smarriti
quasi restando in silenzio

quasi restando una volta
sorpresi, come toccati
da un fulmine di emozioni
improvvise, deturpanti

non comprendendo o vedendo
senza potere o volere
quasi turbati o smarriti
quasi per sempre lontani

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(2010)

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Quando il giallo squillante


quando il giallo squillante vince sul verde amabile
in un pulviscolo armonico che invade tutto
come i giaguari di luce di un Renoir sognato
quando il mondo è concreto come l’aroma amato

dall’insistenza soffice e muta della pelle
quando il tuo sapore riempie i canali del senso
saturandoli come un rosso maturo, carico
di un volere che risuona abbastanza da vincere

il gioco delle nostre paure e del potere
quando il giallo squillante trascina nel suo campo
imponderabile tutti i colori che stanno

intorno a noi, possiamo allora urlare che un nuovo
destino celebra il suo futuro di credenze
che ci accompagnano a un altro identico domani

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(2010)

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no, meravigliosamente
nessun amore ritorna
a segnare le tue ore
e a stringerti il cuore, sono
ottocento anni ormai
che dopo le tue parole
le prime annunciate in questo
viaggio di voce e scrittura
ogni amore si è scoperto
sempre più disperso, solo,
disabitato in se stesso
e quanto più forte tanto
più ciecamente insensato,
ma non perché a noi mancasse
quella voce che tu avevi,
forse soltanto è scomparso
il fondale, quella scena
a noi oggi improponibile
dove qualsiasi passione
è l’amore di un dio

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(2010)

la voce non parla, scrive

5 febbraio 2016

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la voce non parla, scrive
dentro di me, non ha suono
reale, soltanto un eco
di ritmi disincarnati
che procedono sul filo
dei caratteri sul bianco
della pagina, sul vuoto
del silenzio tipografico
che precede la parola,
in un gioco di arabeschi
incastonati per sempre
in simulacri di senso


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(2010)

intuitivamente siamo

22 gennaio 2016

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intuitivamente siamo
pienamente consapevoli
che quello che non facciamo
ci può essere fatale
conseguentemente siamo
compiutamente manchevoli
e cautamente restiamo
a cavalcioni del male
di vivere

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(2010)

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